Cartina, bussola, scarpe da trekking e abiti comodi, sei pronto a fare orienteering?

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Cos’è

L’orienteering consiste nell’effettuare un percorso predefinito caratterizzato da punti di controllo chiamati “lanterne” (un semplice paletto con punzone) e con l’aiuto esclusivo di una bussola e di una cartina topografica molto dettagliata a scala ridotta (da 1:4.000 a 1:15.000) che contiene particolari del luogo da percorrere. Semplice no?
Il principale luogo deputato allo svolgimento di questo sport sono i boschi ma possono essere utilizzati tutti i luoghi all’aperto e gli ambienti naturali in generale, come i parchi cittadini o i centri storici delle città. Un percorso standard consiste nella partenza e nei punti di controllo indicati tramite cerchi uniti tra loro da linee immaginarie e caratterizzati da numeri che indicano l’ordine di percorrenza, un punto d’arrivo.
Per marcare il testimone viene utilizzata una punzonatrice, recentemente sostituita, nelle gare più importanti, da un più moderno e comodo chip, chiamato SPORTident o SI-Card, che va fatto registrare ad ogni lanterna e i cui dati vanno scaricati all’arrivo. Vi sono diversi metodi per lo svolgimento del percorso:
– partenze scaglionate, formula classica dove gli atleti partono a qualche minuto l’uno dall’altro.
– staffette, gara in cui i secondi frazionisti partono solo quando arriva il primo frazionista, nella classifica si somma il tempo.
– gare a tempo, gare in cui i concorrenti hanno un tempo massimo per trovare più punti di controllo possibili.
– sequenza libera, gara in cui l’ordine del ritrovamento delle lanterne non è importante, i concorrenti sceglieranno la sequenza che ritengono più breve.

Storia

Come spesso succede per gli sport dalle spiccate caratteristiche educative e ambientaliste anche l’orienteering ha origine nel nord Europa. Nello specifico a Stoccolma in Svezia nel 1919 quando venne organizzata la prima gara ufficiale a cui presero parte 202 concorrenti, ancora oggi ricordata da un monumento posto nel luogo di partenza. Anche se in realtà le vere origini dell’orienteering risalgono verso la fine del XIX secolo, per essere precisi il 31 ottobre 1887, quando in Norvegia, vicino a Bergen, fu organizzata una prova di sci orientamento.
Negli anni venti si segna un rapido incremento di partecipazione per questa nuova disciplina sportiva e nel 1932 si tenne la prima gara internazionale proprio fra Svezia e Norvegia. Nel giro di pochi decenni anche in Danimarca, Unione Sovietica, Svizzera, Ungheria, Cecoslovacchia e Stati Uniti iniziano a svolgersi gare fino ad arrivare alla fondazione dell’International Orienteering Federation, nel maggio 1959 in Svezia. Oggi l’orientamento ha una sua “Coppa del Mondo“, un suo “Campionato Mondiale” ed è in programma nella manifestazione multisportiva World Games ma ancora non hanno avuto successo i tentativi di inserirlo tra gli sport olimpici sia estivi che invernali.

In Italia il primo impulso all’orientamento venne dai gruppi sportivi militari che, negli anni ’50, nella zona di Monticolo (in provincia di Bolzan) disputano il “Trofeo Buffa”, mentre la prima vera competizione di corsa orientamento si svolse il 6 dicembre 1967 nel Lazio. Dopo la nascita del Comitato Trentino di Orientamento (CTO) promotore di diverse iniziative a supporto e promozione di questo sport, nasce nel 1982 la FISO, Federazione Italiana Sport Orientamento, e da questa data anche l’orienteering italiano viene conosciuto e si organizzano competizioni internazionali.

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Le discipline

La forma tradizionale è la corsa orientamento (CO) che si può svolgere in vari ambienti: in zone campestri, tra i boschi, in ambiente montano, ma anche in un centro abitato, tipicamente in un centro storico. Lo spirito della gara chiede ai concorrenti sia la velocità di spostamento verso la successiva lanterna, sia la capacità di orientarsi in zone di non facile lettura; per riuscire bene sono quindi necessarie sia doti atletiche di velocità e di tenuta, sia capacità di interpretazione della mappa a disposizione e degli ambienti nei quali ci si viene a trovare, sia padronanza psicologica delle situazioni. La corsa di orientamento richiede un’attrezzatura poco costosa, ma da curare con attenzione in relazione al terreno di gara e al clima: una tuta che permetta di muoversi agilmente e di traspirare, scarpe adatte al percorso, ghette robuste nel caso di percorso campestre o boschivo, bussola, occhiali adatti al movimento e alla lettura.

L’orienteering viene poi declinato anche sulla neve e sulle due ruote e nascono così la Sci orientamento (Ski-O) e il Mountain bike orientamento (Mtb-O). Per la prima si utilizzano tecniche e attrezzi dello sci di fondo su piste non così piatte come nelle tradizionali gare di fondo, percorse per individuare le “lanterne” del controllo tempo. In Italia una delle gare promozionali più famose è quella tenuta il venerdì prima della Marcialonga, l’attività si svolge soprattutto in Trentino, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia e Veneto. Per la seconda, come dice il nome stesso, la gara si svolge in mountain bike con l’unica caratteristica di doversi attenere solamente alle strade segnate sulla carta, senza prendere scorciatoie, questo per rispetto del territorio e della natura, luogo della competizione, pena squalifica.

Se non ti spaventa girare per boschi o campi impervi fidandoti solo di una cartina e di una bussola questo è lo sport giusto per te ma per evitare ogni sopresa prima sottoscrivi una polizza Multisport qui.