Il termine arrampicata sportiva oggi indica l’insieme delle discipline sportive – discendenti dell’alpinismo – nate a partire dagli anni settanta. Se l’alpinismo classico aveva (ed ha) come scopo quello di ascendere avventurosamente una montagna (per vie tracciate o nuove), l’arrampicata sportiva ha come scopo il puro divertimento o la competizione sportiva, anche lontano da ambienti montani, su vie dove le protezioni (come i chiodi) sono normalmente già presenti, ponendo enfasi sulle abilità ginniche.
Si tratta di una disciplina complessa caratterizzata sia da un aspetto fisico motorio che da un’importante componente psicologica.

Un po’ di storia

L’uomo ha probabilmente affrontato le sue prime arrampicate senza l’ausilio di aiuti particolari. In seguito sono stati ideati attrezzi e tecniche per superare i limiti e le difficoltà di tale attività.

Nella storia dell’alpinismo, si iniziò a confrontarsi sul problema etico dell’arrampicata libera all’inizio del XX secolo. Fino a quel tempo era comune il pensiero che la vetta dovesse essere raggiunta ad ogni costo e tutte le più importanti vette delle Alpi erano state salite con l’ausilio di scale, bastoni, picchetti, corde. Alcuni scalatori, però, reputavano più importante lo stile di salita che il raggiungimento della vetta.

Negli anni cinquanta lo statunitense la disciplina dell’arrampicata sportiva si diffuse negli Stati Uniti: l’abbondanza di pareti di granito offre la possibilità di scalate su vie dotate di appigli solidi a differenza delle pareti calcaree; in questi anni si introdussero alcune tecniche fondamentali e l’uso della magnesite per favorire la presa mantenendo le mani deterse da sudore.

In Europa l’arrampicata libera fu portata avanti soprattutto dagli inglesi che, avendo a disposizione per le scalate solo piccole pareti, erano alla ricerca di un modo per aumentare le difficoltà. Altri isolati pionieri in Germania ed Italia si resero conto di quanto fosse differente affrontare una parete progredendo grazie ai chiodi piuttosto che affidarsi solo al proprio corpo.
In generale, il vecchio continente era pervaso da reazioni contrastanti: gli alpinisti classici erano increduli vedendo le immagini delle imprese degli scalatori, mentre alcuni giovani scalatori provarono ad emulare i colleghi statunitensi sulle varie pareti granitiche adatte. Reinhold Messner provò per breve tempo l’arrampicata artificiale, ma quasi subito se ne discostò. Verso la fine degli anni sessanta pubblicò l’articolo L’assassinio dell’impossibile, nel quale polemizzava contro l’esasperazione dell’arrampicata in artificiale. Più tardi, nel suo libro Settimo grado, spinse anche gli alpinisti classici ad usare meno chiodi possibile ed a salire senza sfruttare le protezioni.

Nel corso degli anni l’arrampicata sportiva attirò un numero sempre maggiore di  appassionati,  fino a diventare uno sport “indipendente”, quasi slegato dall’alpinismo puro. Oggi infatti esistono numerose discipline, ognuna delle quali prevede tecniche e attrezzature dedicate, oltre competizioni ad hoc.

 

Le specialità:
L’arrampicata può essere distinta in arrampicata libera/free climbing e artificiale.
Nella prima disciplina l’arrampicatore affronta la progressione con il solo utilizzo del corpo: mani nude, piedi (normalmente con le scarpette da arrampicata), ma anche appoggiando e incastrando il corpo intero o sue parti. Questo non esclude a priori l’utilizzo di attrezzatura (come la corda, l’imbragoo altro) ma tale equipaggiamento è usato esclusivamente per l’assicurazione, ossia per limitare i danni in caso di caduta.
Nell’arrampicata artificiale, invece si utilizzano aiuti artificiali per compiere la scalata.

All’interno di questa suddivisione, si distinguono diverse specialità in funzione dell’ambito in cui essa si svolge:

  • Su roccia: si svolge risalendo pareti rocciose in ambiente naturale (falesie)
  • Su ghiaccio: si svolge risalendo ghiacciai e/o cascate gelate
  • Su terreno misto, caratterizzata dalla presenza di due o più tipologie di terreno da affrontare. Ad esempio, ghiaccio e roccia, ghiaccio e neve, roccia e terra. Il terreno misto richiede particolare attenzione per essere affrontato, in quanto richiede capacità, conoscenze e tecniche inerenti a diversi metodi di salita.
  • Indoor: si svolge in palestre attrezzate con pannelli artificiali chiamate rocciodromi.

  

L’arrampicata libera può essere svolta anche senza alcuna forma di assicurazione; le discipline di questa specialità sono il bouldering e il free solo. Il bouldering viene denominato anche sassismo e viene effettuato su piccoli massi fino a 5-6 metri di altezza. Il free solo invece è uno sport estremo, compiuto da chi arrampica senza alcuna sicurezza (come corde, chiodi, moschettoni…) ed è quindi sempre a rischio della propria vita.

 

Competizioni

Le competizioni di arrampicata cominciarono a svolgersi dalla metà degli anni ’80. Si distinguono 3 specialità: difficoltà (o lead), boulder e velocità (o speed).

  • Difficoltà (o lead): si effettua su vie che aumentano di difficoltà progressivamente fino a raggiungere gradi di difficoltà al limite delle capacità umane. Ad ogni presa viene assegnato un punteggio progressivo e ha tre valori: – se viene solo toccata; = se viene impugnata; + se dopo averla impugnata si inizia un movimento che però non permette di raggiungere la presa successiva. Ovviamente il massimo punteggio si ha nell’arrivare con entrambe le mani all’ultima presa: il “top”. Si può effettuare con la corda di sicurezza dall’alto, nei giovanissimi, o con corda dal basso.
  • Boulder: consiste nel dover arrampicare su vie basse, circa 3-4 metri, di diversa difficoltà senza l’uso dell’imbrago (l’incolumità è assicurata da morbidi materassoni). Nasce negli anni 40-50 negli Stati Uniti. Richiede uno sforzo di breve durata ma molto intenso e prevede una serie limitata di movimenti, 7-8 in media. Si tratta di partire con 1-2 prese obbligate di start per completare il percorso che culmina con un top che dev’essere tenuto dall’atleta per almeno 2 secondi consecutivi. Conta il numero di tentativi impiegati nel raggiungere il top in un determinato tempo che è, in genere, di 4 o 5 minuti. Si ha, inoltre, una presa intermedia chiamata zona che attribuisce un ulteriore punteggio, sempre a seconda del numero di tentativi impiegati per raggiungerla.
  • Velocità (o speed):  si effettua su vie più facili e, come dice il nome, l’obiettivo è quello di percorrerla nel minor tempo possibile. La via è sempre la stessa nelle competizioni.