Il mountain biking è ciclismo in fuoristrada, spesso su terreno sconnesso. Si pratica con biciclette particolari, progettate per aumentarne la robustezza e l’efficienza su terreni irregolari. Il mountain biking può in generale essere diviso in diverse categorie (cross country, cicloescursionismo, enduro, downhill, freeride, slopestyle, dirt jumping e trial), anche se la gran parte degli appassionati si dedica alla “pedalata” non agonistica delle categorie cross country e cicloescursionismo.

Si tratta di uno sport individuale che richiede resistenza fisica e mentale, equilibrio, capacità di guida e autosufficienza. I mountain biker più evoluti percorrono discese ripide e tecniche e, nel caso di freeride, downhill e dirt jumping compiono evoluzioni aeree più o meno articolate, saltando da strutture naturali o artificiali.

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La storia

Se la bicicletta è stata uno dei primi mezzi per lo spostamento, il ciclismo è diventato un vero proprio sport solo recentemente. In particolare, il mountain biking ha iniziato ad affermarsi negli anni ’70 del secolo scorso.

In questi anni infatti, negli USA, venivano modificate vecchie biciclette cruiser, con freni migliori, manubri da motocross e gomme più larghe per gareggiare giù per le strade tagliafuoco. Queste gare venivano chiamate repack race perché i freni a tamburo si riscaldavano tanto da bruciare il grasso nel mozzo e obbligarne la sostituzione (il repack appunto). Queste biciclette venivano chiamate klunker (catorcio), e to klunk divenne anche il verbo che indicava l’attività del mountain biking, che ancora non esisteva.

Solo a cavallo fra gli anni settanta e ottanta i costruttori di biciclette da strada iniziarono a produrre biciclette leggere e tecnologicamente adatte alla montagna: erano sostanzialmente telai da corsa con tubature più robuste e geometria diversa, gomme più larghe, il manubrio dritto e alcune parti provenienti dalla BMX.

A quel tempo le mountain bike erano ritenute una moda passeggera dall’industria della bicicletta, tanto che anche i grandi imprenditori non riuscirono a prevedere l’esplosione degli sport d’avventura, e i primi produttori furono ritenuti dei pionieri.

Nei vent’anni a cavallo del 2000 la mountain bike è passata dallo status di sport poco conosciuto a quello di uno dei più popolari. Biciclette ed equipaggiamenti che una volta erano disponibili solo in negozi specializzati o per corrispondenza ora sono in qualunque negozio di biciclette; le mountain bike hanno raggiunto persino i grandi magazzini, dove possono essere acquistate a prezzi bassi con sospensioni e freni a disco. Sempre in questi anni sono stati aperti un gran numero di bike park, aree attrezzate come percorsi a ostacoli o più simili a stazioni sciistiche dove però si scende in mountain bike su piste di terra, con salti ed altri ostacoli.

Nel 1990 si disputarono a Durango (California) i primi campionati del mondo, con gare di cross country e downhill che resero il mountain biking uno sport ufficiale a tutti gli effetti (riconosciuto come tale anche dall’Unione Ciclistica Internazionale). Nel 1996, in occasione dei Giochi della XXVI Olimpiade, la gara di mountain bike specialità cross country, fu aggiunta agli eventi dei Giochi olimpici estivi.

Il mountain biking è uno sport emozionante, ma anche molto pericoloso: alcuni rischi sono legati alla ripetitività della componente ciclistica, altri sono tipici dell’escursionismo e dell’alta montagna, ed infine ci sono quelli associati alla guida fuoristrada di un veicolo a due ruote. Per questo motivo, per praticare questo sport, è necessaria una buona attrezzatura protettiva e una valida assicurazione sportiva.